La nuova legge della Cina sul controllo delle esportazioni

20 Gennaio 2021

Il primo dicembre 2020 è entrata in vigore in Cina la nuova legge sull’Export Control. Essa rappresenta un tentativo da parte di Pechino di organizzare la propria risposta alle politiche sanzionatorie americane e alla tentazione di Washington di abusare dei sistemi di controllo delle esportazioni per contrastare il progresso tecnologico ed economico della Cina.

LExport Control cinese prima della nuova legge

Prima della nuova legge, le disposizioni sul controllo delle esportazioni erano contenute all’interno della Legge sul Commercio Estero del 1994, nel capitolo III sulle misure restrittive alle importazioni ed esportazioni di prodotti di consumo e tecnologici. L’approccio era generalista e non aveva disposizioni legislative sofisticate paragonabili ai sistemi di export control occidentali, ma si limitava a riservare per lo stato un diritto tipico dei regimi comunisti di intervenire per limitare, sostanzialmente per qualsivoglia motivo (“sicurezza nazionale, interesse sociale e pubblico”), le relazioni economiche internazionali. Le limitazioni alle importazioni e alle esportazioni erano sostanzialmente concepite come un aspetto del potere di regolazione dello Stato sull’economia. La funzione di controllo sull’economia prevaleva su quella di controllo tecnologico del commercio con l’estero.

Il contesto

La nuova legge del 2020 prende atto dei mutamenti internazionali avvenuti, della crescita del potere commerciale globale cinese legato al fatto di essere ormai la fabbrica del mondo e il Paese in grado di dettare i prezzi mondiali per una serie vastissima di beni, del conseguimento di nuove capacità tecnologiche, di nuove ambizioni geopolitiche e dell’apertura di una stagione di confronto politico-strategico con gli Usa.

Negli scorsi anni gli Usa – ma anche l’India, così come diversi Paesi europei – hanno avviato politiche di crescenti restrizioni e controllo degli scambi tecnologici con la Cina. Una parte ancora più ampia si annuncia sulla base dei grandi investimenti protezionistici sugli standard ambientali che si stanno introducendo in numerosi Paesi. Queste restrizioni agli scambi tecnologici – unite alla guerra commerciale aperta dal presidente Trump, alla crescente pressione mediatica sulle questioni interne (Hong Kong, Xingyang) e alle tensioni militari nell’aree marittime contese dell’Asia Pacifico – hanno creato i presupposti per un confronto strategico di lungo periodo tra gli Usa e la Cina, la cui dimensione principale è rappresentata dal confronto tecnologico. Un confronto che negli scorsi anni ha visto il Dipartimento del Commercio americano inserire nella propria entity list numerose aziende cinesi, anche del calibro di Huawei e ZTE, colossi mondiali della tecnologia del 5G.

Gli obiettivi della nuova legge cinese sull’Export Control

Con questa legge la Cina si prepara alla sfida, nella convinzione che essa stessa possieda tecnologie da proteggere e nella consapevolezza che la miglior risposta alla politica americana sia quella di contrapporre allo spazio commerciale USA una propria area geo-economica, in cui si affermino le sue tecnologie, i suoi standard, le sue procedure di compliance.

La Legge sull’Export Control raccoglie, uniforma ed organizza in un unico sistema numerose norme che già regolavano e controllavano le esportazioni cinesi. Le sue ampie definizioni, il ricorso alla clausola della sicurezza e dell’interesse nazionale, la sua portata extraterritoriale, le clausole del tipo “catch-all” ne fanno uno strumento di ampia portata strategica con cui la Cina si prepara alla lunga competizione con gli USA. Non solo, essa apre ad una stagione di offensiva multilaterale della Cina per la costruzione di standard globali di controlli delle esportazioni.

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