Il vaso di Pandora della guerra in Ucraina ed il ruolo della Cina
Il 24 febbraio la Russia ha iniziato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina, avviando una guerra che ha come obiettivo di conquistare tutta o una parte del Paese, con lo scopo di annetterlo o di trasformarlo in uno Stato geo-politicamente controllato ed economicamente subordinato, sul modello della Bielorussia.
L’esito di questa guerra è ampiamente incerto. Nonostante la Russia abbia mobilitato per l’invasione un numero impressionante di uomini (si stimano tra i 150.000 ed i 200.000, ossia circa il 70% di tutte le forze terrestri), l’Ucraina mantiene un elevata possibilità di resistenza, considerando l’ampiezza del territorio (il primo stato europeo con oltre 600.000 km2), una grande forza armata di 200.000 uomini a cui si aggiunge una riserva di altri 200.000. Ad esso si aggiunge il supporto logistico, di intelligence e militare occidentale. Supporto che, pur senza configurarsi come impegno diretto nel conflitto, è fondamentale per garantire la resistenza delle forze ucraine all’avanzata russa.
Dall’altro lato, l’adozione di un numero elevatissimo di sanzioni, in particolare finanziarie e contro persone ed aziende identificate, da parte dei Paesi del G7 ha aperto una seconda guerra, quella economica, che ha la potenzialità di ridisegnare l’intero impianto della geo-economia della globalizzazione.
L’unico obiettivo che può dare senso all’azione militare di Mosca è quello di una guerra in Europa strumentale al riposizionamento geo-economico euro-asiatico della Russia che a sua volta è derivata della grande strategia con cui la Cina risponde alla pressione strategica ed economica americana avviata nel 2018 e al tentativo di contenerla nel Mar cinese meridionale
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