Export Compliance e Decreto 231: responsabilità, reati, sanzioni

13 Luglio 2021

Un nuovo approfondimento sul Decreto 231, la normativa che ha introdotto la responsabilità degli enti (imprese e associazioni) per gli illeciti conseguenti alla commissione di un reato. La quinta pillola è dedicata ai reati di contrabbando.

Il D. Lgs n.75/20 (che ha recepito la Direttiva PIF 2017/1371 UE, relativa alla “lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari della UE”) ha introdotto tra i reati previsti dal D. Lgs. 231/01 la responsabilità dell’Ente in relazione ai reati di contrabbando (art. 25-sexiesdecies) previsti dal D.P.R. n. 43/73 (TULD – Testo Unico della Legge Doganale).

Il delitto di contrabbando punisce, in linea generale, chi introduce nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni doganali, merci che sono sottoposte ai diritti di confine. La responsabilità dell’Ente rimanda all’imposizione di sanzioni pecuniarie, stabilite sulla base dell’entità della lesione degli interessi finanziari dell’Unione, e alle impattanti sanzioni interdittive, operando un rinvio all’art.9 del D.lgs. 231/01.

Alla luce della responsabilità amministrativa delle società per i reati di contrabbando, diventa sempre più necessario, per l’impresa operante con mercati esterni all’Unione Europea, avere consapevolezza delle regole doganali che disciplinano i propri scambi internazionali: la prevenzione delle condotte passa anche attraverso l’aggiornamento dei Modelli organizzativi 231, relativi alla responsabilità amministrativa da reato, utili a mitigare ogni potenziale rischio di incorrere nelle fattispecie previste dal reato di contrabbando. Questi ultimi, assumono sempre più importanza strategica nella gestione aziendale, oltre a poter fungere da esimente della responsabilità per illeciti commessi nell’interesse o vantaggio dell’ente.

Un’azienda certificata AEO (Authorized Economic Operator) dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli possiede già procedure interne e garanzie per un’affidabilità nell’indicazione dei criteri doganali alla base di un’esatta definizione daziaria. Pertanto, ottenere tale status grazie all’utilizzo di modelli organizzativi e gestionali di valutazione e gestione dei rischi, può essere considerato, altresì, un test di efficacia del Modello 231: in questo modo, il percorso di prevenzione sarà facilitato.

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