Dazi su biciclette cinesi, aumento dei controlli all’importazione

21 Settembre 2021

Negli ultimi mesi si è registrato un aumento dei controlli da parte delle autorità doganali su biciclette muscolari ed elettriche importate dalla Cina. I controlli hanno lo scopo di verificare il rispetto da parte degli importatori delle misure adottate dall’Unione Europea per contrastare la concorrenza sleale ad opera cinese e di altri Paesi asiatici, quali Indonesia, Malaysia, Sri Lanka, Tunisia, Cambogia, Pakistan e Filippine.

I dazi anti-dumping

Le misure europee prevedono l’applicazione dazi anti-dumping su biciclette normali e e-bike. In particolare, l’aliquota dei dazi per biciclette muscolari varia tra il 19,2% e il 48,5% e si applica anche all’importazione di parti di biciclette. In caso di un’autorizzazione concessa dalle autorità europee, alcune tipologie di parti di biciclette sono escluse dai dazi. Per quanto riguarda invece le biciclette elettriche, il dazio varia tra il 10,3% e il 70,1%, mentre l’importazione di parti di e-bike non è soggetta all’applicazione di tariffe.

Le criticità doganali

Una delle criticità per le aziende importatrici riguarda il fatto che non sempre risulta semplice distinguere tra parti per le biciclette muscolari e parti per le e-bike. I termini di applicazione del dazio antidumping e la possibilità di usufruire delle esenzioni previste dovranno essere oggetto di attente valutazioni e pianificati con largo anticipo per evitare problemi in dogana.

Inoltre, si stanno verificando casi di contestazione da parte delle dogane su importazioni di parti di biciclette elettriche (che come tali non sarebbero soggette a dazio), con la motivazione che queste costituirebbero invece delle e-bike smontate e quindi sarebbero soggette all’applicazione del dazio antidumping.

Per poter dimostrare la correttezza dell’operazione di importazione è importante che le aziende forniscano tutta la documentazione (fatture, dichiarazioni di importazione, distinte base dei modelli di biciclette etc.) e diano evidenza dei propri flussi di approvvigionamento, processi produttivi e di attribuzione dell’origine non preferenziale, a dimostrazione che le parti importate non sono finalizzate al mero assemblaggio della bicicletta.

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